Nuove frontiere del Food & Beverage: le sfide si vincono con la tecnologia

nuove frontiere food and beverage

Quanto vale l’industria food & beverege in Italia? Secondo l’associazione di categoria Federalimentare, nel 2018 il fatturato ha raggiunto la soglia – anche psicologica – dei 140 miliardi di euro, facendo registrare una crescita del 2% rispetto ai 137 miliardi dell’anno precedente.

L’export ha raggiunto 32,9 miliardi, con un +3% circa che si aggiunge al +6,3% del 2017, confermando performance premianti nel lungo termine. Dal 2007, l’ultimo anno pre-crisi, le esportazioni hanno infatti segnato un aumento cumulato dell’81%, contro il +28,5% del totale dell’industria: un differenziale di oltre 52 punti.

Se poi allarghiamo lo sguardo al settore agroalimentare nel suo complesso, il prestigioso istituto ISMEA stima che lo scorso anno le esportazioni italiane abbiano sfiorato i 42 miliardi – 41,8 per la precisione – grazie a un ulteriore consolidamento del +1,2% dopo il boom del 2017 con un +7,4%. Siamo a un passo, insomma, da quel traguardo dei 50 miliardi indicato da più parti come la cifra che ci metterebbe davvero in partita con i giganti europei dell’export agroalimentare, Francia e Germania.

E guardando al futuro prossimo non mancano le opportunità per riuscirci. È il caso di accordi internazionali come il CETA, Comprehensive Economic and Trade Agreement, siglato tra Unione Europea e Canada: che ha introdotto non solo parametri più stringenti per la tutela dei prodotti agroalimentari, limitando il fenomeno dell’Italian Sounding (produzioni locali che imitano le specialità italiane, come il ‘Parmesan’), ma anche un insieme di norme per facilitare gli investimenti, oltre ad abolire i dazi. Basti pensare che solo per il vino il Canada è il nostro quinto mercato di destinazione, con esportazioni per oltre 330 milioni di euro l’anno in valore.

O, ancora più recente, pensiamo all’accordo di partenariato economico tra UE e Giappone, entrato in vigore il primo febbraio di quest’anno, che ha creato la zona di libero scambio più grande del mondo, forte di oltre 600 milioni di consumatori, e aperto alle esportazioni food & beverage italiane un mercato tradizionalmente ostico: secondo CIA-Agricoltori Italiani, da inizio anno sono stati venduti al Paese del Sol Levante prodotti per un valore di oltre un miliardo di euro con una crescita record del 61% su base tendenziale.

Nemmeno i mega-trattati, tuttavia, sono in grado di eliminare del tutto le barriere non tariffarie. Produrre per mercati sempre più globalizzati comporta sfide complesse. Che riguardano la compliance, innanzitutto non solo normativa, ma anche le difficoltà logistiche su scala intercontinentale, o le differenze culturali, con la necessità di adattare i prodotti – dal naming al packaging – alle sensibilità locali e di fare benchmarking con i prodotti e le marche di riferimento sui mercati nelle varie merceologie.

Una complessità che non si può affrontare solo con lo spirito imprenditoriale alla base del successo delle tante PMI che hanno fatto grande l’alimentare italiano. Occorre un approccio davvero strutturato. Il segreto? Gestire l’informazione e renderla condivisa attraverso tutta l’azienda. Quello che serve è un sistema di Information Lifecycle Management che risponda alle esigenze specifiche del settore. Il modulo F4F – Framework for Food di Parallaksis si avvale di tutta la flessibilità della piattaforma Collaboration Desktop per gestire un processo di innovazione continua a tutto campo, supportando la validazione delle componenti del progetto con valutazioni estetiche, funzionali e caratteristiche tecniche, oltre alla possibilità di collaborare e tracciare in maniera adeguata tutte le componenti creative realizzate esternamente. Tutte le fasi di verifica e gradimento risultano accelerate, a cominciare dalla condivisione e la richiesta di feedback agli enti coinvolti. Anche nel sempre più complesso ma stimolante scenario internazionale.

Per saperne di più sul modulo F4F di Parallaksis Collaboration Desktop: F4f Framework For Food 

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